Rossana Gabrieli – Il Disturbo Specifico di Apprendimento si articola, secondo quanto stabilito in Consensus Conference e secondo il DSM V in: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Ad ognuno di questi disturbi corrisponde un codice clinico che fa capo per l’appunto al DSM V o all’ICD 10.
I Bisogni Educativi Speciali (secondo una definizione mutuata dai paesi anglosassoni (SEN: Special Educational Need), sono stati inquadrati secondo la legislazione italiana (Direttiva 27/12/12 e CM n.8/2013), in tre macrocategorie:
quella della disabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici (deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria), ricomprendendo anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite può essere considerato un caso di confine fra disabilità e disturbo specifico) e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.
I docenti, ovviamente, osservano le difficoltà e le problematiche, ma non fanno mai diagnosi, ma rilevano le difficoltà emergenti e, laddove lo ritengano, suggeriscono alle famiglie un invio alle strutture competenti per l’iter diagnostico eventuale.
(fonte: http://www.bes-dsa.it)